Numero e proporzione divina nelle arti  – Il rapporto tra matematica e belle arti

Migliaia di anni fa, nell’antica Grecia, i filosofi descrissero i fondamenti matematici dell’arte: “Nessuna arte viene creata senza proporzione, e la proporzione sta nel numero. Quindi tutta l’arte nasce attraverso il numero […] è giusto dire: attraverso il numero tutto sembra bello”.[1] Le speculazioni matematiche esprimevano la convinzione che la bellezza è il più alto fattore divino con cui l’uomo può entrare in comunione con il mondo reale, poiché è presente in esso attraverso la misura e la proporzione basate sui numeri, che sono alla base dell’armonia, cioè della perfetta interazione degli elementi di cui è composto il mondo nel suo insieme.

Quest’armonia è espressa nell’essere umano, nella proporzione del suo corpo e specialmente nel fatto che, come descrisse l’architetto Vitruvio (I sec.a.C.) nei dieci libri del suo trattato De Architectura, l’uomo è l’unico essere vivente che può essere inscritto contemporaneamente in un quadrato e in cerchio, che sono figure geometriche perfette. In precedenza, lo scultore greco Policleto aveva cercato le proporzioni ideali del corpo umano sulla base di stabilire i loro rapporti numerici: “La bellezza risiede nelle proporzioni delle parti del corpo, il dito al dito, il dito all’articolazione, questa all’intera mano e tutte queste
parti l’una rispetto all’altra” e “la perfezione dipende da molte relazioni numeriche e piccole differenze la determinano”.
[2] Il culmine artistico delle sue esplorazioni fu una scultura raffigurante un giovane atleta con in mano un giavellotto, il Doriforo.


Policleto, Doriforo, circa 450 a.C. Fonti: Wikipedia
Lisippo, Apoksyomenos, circa 330 a.C. Fonti: Wikipedia

Le proporzioni del giovane scolpito da Policleto si basano sul rapporto tra le dimensioni della testa e il corpo intero nel rapporto di 1 a 10. Il modello di bellezza del corpo umano fu modificato dallo
scultore Lisippo, che, nella sua scultura Apoksyomenos ,allungò le sue proporzioni in un rapporto di 1 a 9, rendendo la figura più snella.

La ricerca della bellezza basata sull’armonia delle proporzioni basata sui rapporti numerici è stata anche al centro delle realizzazioni dell’architettura greca, in particolare dei templi. Il Partenone, costruito nella seconda metà del V secolo a.C. sull’Acropoli di Atene, secondo un progetto dell’architetto Ictino, esprimeva nella sua forma più perfetta questa ricerca di bellezza basata su proporzioni numeriche derivate dal modulo, o unità, che era la larghezza della colonna, dove sarebbe stato utilizzato il principio della cosiddetta “sezione aurea”.

 

 

Il Tempio di Atena, circa 450 a.C. Fonti: Wikipedia

L’eredità della ricerca greca di una bellezza oggettiva matematicamente fondata fu ripresa nell’Italia del XV secolo. In questo modo, sono state scolpite le statue dell’Apollo del Belvedere o del  Gruppo del Laocoonte, considerate capolavori.

Leocare, Apollo del Belvedere, 330-320 a.C., copia romana. Fonti: Wikipedia
Gruppo Laocoonte, circa 175-150 a.C. Fonti: Wikipedia

Scrive Giovanni Dondi: “Poche opere dei geniali maestri dell’antichità sono sopravvissute; quelle sopravvissute, invece, sono di vivo interesse per chi sa farlo[…] E quando si confronta con quelle opere ciò che viene fatto oggi, diventa chiaro che i creatori di quelle cose erano superiori agli artisti di oggi nel loro talento innato e che sapevano come applicare meglio le loro abilità”.[3]

Vivendo nella seconda metà del XV secolo, l’eminente matematico e umanista Luca Pacioli, nella sua opera De divina proportione pubblicata nel 1495 a Venezia, scrisse: “Parleremo prima delle proporzioni dell’uomo, poiché dal corpo umano derivano tutte le misure e in esso si possono trovare tutte le relazioni e le proporzioni attraverso le quali Dio rivela i più grandi misteri della natura. Avendo considerato la corretta disposizione del corpo umano, gli antichi diedero tutte le loro opere, soprattutto i loro templi, proporzioni in conformità con esso. Perché nel corpo umano hanno trovato due forme principali senza le quali è impossibile realizzare qualsiasi cosa, vale a dire il cerchio, che è il più perfetto e misurabile[…] e il quadrato equilatero”.[4] L’edizione veneziana è stata decorata con incisioni disegnate dallo stesso Leonardo da Vinci.

Prima pagina del De divina proportione di L. Pacioli del 1495 Fonti: Wikipedia
Un disegno di Leonardo da Vinci che mostra il rombicubottaedro dal De divina proportione di L. Pacioli, edizione da 1509. Fonti: Wikipedia

Tra le illustrazioni del volume ci sono disegni di lettere rinascimentali basati sulla capitale romana, un modello di carattere tipografico utilizzato nell’antichità. Sono stati inscritti in diagrammi matematici che ne determinano le proporzioni.

Ci sono anche incisioni che mostrano la testa di un uomo inscritta nella figura di un triangolo equilatero.

Lettera A inclusa nell'edizione del De divina proportione di L. Pacioli, edizione da 1509. Fonti: Wikipedia
Testa di uomo inscritta in un triangolo equilatero dal De divina proportione di L. Pacioli, edizione da 1509. Fonti: Wikipedia
Leonardo da Vinci, uomo vitruviano, 1490 circa. Disegno a penna e inchiostro Fonti: Wikipedia

Leonardo si rifece direttamente al modello vitruviano di un uomo iscritto contemporaneamente in un quadrato e in un cerchio, e produsse, intorno al 1490, il suo famoso disegno raffigurante un uomo nudo in piedi incorniciato in due modi. Scrisse: “Vitruvio, l’architetto, ha messo il messaggio nel suo lavoro sull’architettura che le dimensioni dell’uomo in natura sono composte in modo che […] la mano è uguale a quattro dita [e] l’uomo è uguale a 24 mani e queste dimensioni sono nei suoi edifici”.[5]

Secoli dopo, Le Corbusier, un importante architetto moderno, presentò nel 1951 il Modulor, un modello del sistema di proporzioni su cui doveva basarsi l’architettura moderna. Le Corbusier prende spunto da un modello dell’uomo del futuro, misura 183 cm, e con il braccio alzato, 226. Questo valore doveva determinare l’altezza minima di un piano residenziale, che l’architetto utilizzò nell’ Unité Habitation (Unità abitativa), un edificio residenziale a più piani a Marsiglia che progettò nel 1947.

Le Corbusier, Modulor, 1946 Fonti: Wikipedia

L’antico ideale greco di bellezza basato sul numero, e incarnato nelle opere d’arte, divenne uno dei modelli artistici più importanti, restaurato dopo secoli nel Rinascimento e, a quanto pare, ancora fonte di ispirazione per gli artisti.

Una rara foto. 😊 Fonte: social media
Bibliografia:
  1. Alicja Kuczyńska, Philosophy and theory of beautification Marsilia Ficina, Warszawa, 1970 
  2. Alicja Kuczyńska, Beautification. Myth and reality, Warszawa, 1972 
  3. Alicja Kuczyńska, Art as philosophy in the culture of the Italian Renaissance, Warszawa, 1988 
  4. Michael Levey, The early Renaissance, Warszawa, 1970 
  5. Michael Levey, The High Renaissance, Warszawa, 1980 
  6. Maria Rzepińska, Cinquecento, Warszawa, 1988 
  7. Władysław Tatarkiewicz, A history of six concepts,Warszawa, 2011 
  8. Władysław Tatarkiewicz, History of aesthetics, volumes 1-3, Warszawa, 2009 

[1] Mirosław Bogdan, Beauty and forms of relevance in architecture, Scientific Journals of the Silesian University of Technology, series: Architecture, j. 19, 1992, p.10 

[2] Kazimierz Michałowski, How Greeks created the arts, Warsaw, 1970, p. 128 

[3]  Jan Białostocki, Thinkers, chroniclers and artists on art. From antiquity to 1500, Warsaw, 1978, p.340 

[4]  Jan Białostocki, Theorists, writers and artists on art 1500 – 1600, Warsaw, 1985, p.23 

[5] Luba Ristujczina, Leonardo da Vinci, Dragon, 2022, p. 245 

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